Perché essere cattivi, quando con un piccolo sforzo si può essere ignobili?
Questa frase è stata pronunciata moltissimi anni fa da un comico e attore francese, tale Franchis Blanche. Forse in pochi lo conosceranno, o ne avranno un vago ricordo, ma io trovo che questo concetto rappresenti una sorta di brutta premonizione su quello stiamo vivendo oggi. Accendere la televisione è guardare il telegiornale diventa sempre più avvilente, benché siamo certamente abituati alla cronaca e al susseguirsi di fatti aberranti. Tuttavia, non so voi, ma a mio modesto parere sembra che le cose stiano vorticosamente precipitando. E lo scoramento prende ancor più il sopravvento se penso a quanto moralismo e perbenismo ruoti intorno a tali notizie.
Il recente fatto di cronaca, quello che presumo abbia lasciato sbigottiti un pò tutti, vede come vittima un ragazzo di soli ventitré anni. Ripercorriamo insieme la notizia per ricondurci senza scampo alla frase che vi ho citato inizialmente.
É un assoluto dato di fatto che questo ragazzo sia stato ucciso, anzi per meglio dire, massacrato a colpi di martello e coltellate; un poco più che ventenne e un’unica grande colpa: trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Gli uccisori volevano SOLO vedere che effetto fa uccidere qualcuno, questo hanno dichiarato e questo è quanto appare. Di fatto il giovane è stato seviziato e finito con un numero imprecisato di colpi inferti, la morte è sopraggiunta forse con sollievo visto l’incubo cui è stato brutalmente sottoposto. I ragazzi carnefici non hanno tentato di discolparsi con profondi giri e percorsi mentali cui siamo abituati, no, loro hanno asserito di averlo seviziato senza uno specifico motivo.
La pura crudeltà
I festini a base di alcool, droga e chissà cos’altro sono delle attenuanti? Davvero aver confessato in preda alla comprensione di ciò che avevano fatto è un’attenuante della pena? Sul serio riteniamo che lo sballo di un momento possa condurre un essere umano a seviziare un suo simile senza motivazione?
Se la vostra risposta è sì, a una di queste domande, allora è a me che sfugge qualcosa. Ciò che dovrebbe essere ritenuto aggravante, noi lo riteniamo attenuante. O meglio la giustizia italiana lo ritiene così, alla stregua di ciò, poi avremo naturalmente i benpensanti e chi non ne può più della realtà che ci circonda.
Quello che abbiamo di fronte è un orribile panorama, a tratti catastrofico, nel quale s’insinua una dose di malvagità che sta dilagando nell’animo umano portandolo a compiere nefandezze sempre peggiori. Questa tragica componente di brutali istinti pervade a tal punto da spingere qualcuno a uccidere senza motivo.
Sono assolutamente certo che alcuni di voi staranno pensando a quale sia la differenza tra uccidere per un motivo o senza, è come nella proprietà commutativa direte voi: cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia.
In questo caso, il risultato è la morte. La prematura morte di una persona. Ovvio, se guardiamo al risultato poco c’importa del perché sia stato commesso un crimine, ma perdonatemi, io non ne faccio una questione di aggravante o attenuante in relazione al dover stabilire il quantitativo della pena. A me vien più che altro da riflettere su un altro punto: c’è chi compie un omicidio in preda alla rabbia, c’è chi lo compie in preda alla gelosia, a volte è pura vendetta, altre è persino la religione. Potremmo parlarne per delle ore di tutte le motivazioni, comunque ingiustificabili, che spingono un uomo a ucciderne un altro. Tuttavia per quante analisi e pensieri possiamo fare e avere, discordanti o no, credo che una cosa almeno accomuni tutti noi: il sapere. Sapere perché è avvenuto un fatto, perché è avvenuto in un certo modo e perché proprio a quella persona. Appartiene al genere umano la volontà di conoscere l’esatta natura di una cosa, è così da sempre, figuriamoci se si parla di omicidi o stupri o nefandezze simili.
E se la risposta a tutte le domande fosse il nulla più assoluto? Se NON ci fosse una risposta?
Questo è ciò che sta succedendo e questo è il mondo in cui viviamo; un mondo nel quale ci si sveglia assaliti da un’alta dose di cattiveria, che prende il totale sopravvento, e trasforma una persona in una bestia feroce.
Joseph Conrad scrisse che non è affatto necessario credere in una fonte sovrannaturale del male poiché gli uomini stessi sono assolutamente capaci di qualsiasi malvagità.
Allora penso anche che abbia ragione l’attore Diego Abatantuono che, un giorno di tanti anni fa, dichiarò senza remore un concetto simile: ‘Si dice che i naziskin siano un fenomeno gonfiato e sopravvalutato, certo lo è finché non incontrate una banda di naziskin alla quale gira male per la strada!‘
I naziskin sono poco attinenti ai recenti fatti di cronaca, ma lo sono per arrivare a un dato concetto, la loro cattiveria è mossa da un atroce ideale, che per quanto perverso e devastante sia, rappresenta la spinta a compiere ciò che compiono.
Riflettete però sul fatto che la malvagità mossa dal nulla è ancor più feroce della malvagità mossa da qualcosa.
Questo lo dimostrano i fatti che stanno susseguendosi in modo continuo e inarrestabile.
Che effetto fa uccidere qualcuno?
Io non lo so ma forse i ragazzi che lo hanno appena fatto sapranno rispondervi, chiedetelo a loro, forse hanno soddisfatto l’incontenibile voglia di conoscere le sensazioni che si provano nell’assassinare un loro coetaneo. Forse la loro missione infernale li porterà un domani a spiegare ad altri ragazzi come loro se l’effetto che fa è così enfatizzante da valere la pena!
Ovviamente sto ostentando un pensiero, il mio, quello di una persona che non ne può più di una società che comprende le “ragioni” e non agisce di conseguenza.
Mi torna in mente un film del 1997, s’intitolava L’angolo rosso – Colpevole fino a prova contraria. Vedeva come protagonisti il grande attore Richard Gere nei panni di un imprenditore arrestato in Cina per omicidio, e condannato alla pena di morte. Mi tornano in mente le parole dell’avvocatessa cinese che spiegava all’americano di come lì in Cina il tasso di criminalità fosse più basso di quello loro. Di come la giustizia era impassibile di fronte ai delitti e ai gesti da punire; nel film c’è un suggestivo intercalare che spiega bene come funzionano le cose. L’avvocato fece addirittura presente al malcapitato imputato che non solo le pene venivano applicate senza sconti o clemenza alcuna, ma persino il costo del proiettile per l’esecuzione veniva addebitato alle famiglie dei detenuti condannati alla pena di morte.
Ci sono persone che guardando questo film, oggi, potrebbero restare sbigottite, lo capisco. Personalmente mi sbigottisce di più il “dolce far nulla“; non stiamo qui a osannare la pena di morte ma la società DEVE discernere i reati, dobbiamo tornare a condannare!
Dobbiamo tornare a pretendere giustizia affinché, come diceva Tristan Bernard, l’intelligenza degli animali non risulti sempre superiore alla bestialità degli uomini.