L’Utopia di Tommaso Moro: adattamento alla società  italiana

 

L’Utopia è un trattato di Tommaso Moro nel quale si racconta un viaggio immaginario in un luogo fittizio, abitato da una società ideale. Tutti quanti lo abbiamo studiato a scuola. Bene, un’utopia tutta italiana è, oggi, quella relativa alle pensioni. Sì, perché già gli over 60 pensano di essere stati sfortunati per via della riforma Fornero, “grazie” alla quale la possibilità di andare in pensione è stata posticipata di diversi anni; figurarsi, quindi, come la vedono i giovani oggi.

Le incertezze sul futuro e la precarietà fanno sì che le pensioni siano viste come qualcosa di irraggiungibile o, peggio, di utopico; e ciò non riguarda solo i “giovanissimi”, perché un 53enne rischia di andare in pensione alla veneranda età di 68 anni. La riforma Fornero, infatti, riguardante le novità pensioni, non farà altro che continuare a posticipare progressivamente l’età pensionabile: si parla fino a 70 anni nel 2050.

Non solo, vi sono delle differenze: una pensione in caso di carriera continuativa sarà quantitativamente diversa rispetto a una pensione in caso di buchi contributivi. E le cifre sono destinate a calare vertiginosamente, per cui il 21enne di oggi che andrà in pensione a 70 anni suonati potrà aspirare a una misera pensione sia nel caso di contributi versati, sia nel caso di interruzioni. Peccato, però, che il lavoro oggi in Italia si basi principalmente su contratti a progetto, a tempo determinato e stage retribuiti. Per cui, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se in queste condizioni sia possibile aspirare a una pensione e, in un secondo momento, porsi il problema: si riuscirà a vivere dignitosamente con le pensioni del futuro?

La soluzione proposta dall’attuale governo è L’Ape, l’anticipo pensionistico, che permetterà ad alcune categorie di lavoratori di andare in pensione anticipata di 3 anni e 7 mesi. Questo inizierà con una fase sperimentale con i nati tra il 1951 e il 1953, ai quali sarà permesso di andare in pensione una volta compiuti i 63 anni grazie ad un prestito da restituire in 20 anni in 240 rate, non appena maturati i requisiti previsti. Quindi, raggiunta l’età pensionabile di 66 anni e 7 mesi, cioè la vera e propria pensione di vecchiaia, chi ha richiesto il prestito per andare in pensione anticipata, si vedrà decurtato l’importo della rata ventennale corrispondente al prestito ricevuto all’Inps, ma che di fatto è stato erogato da una banca dietro la garanzia dell’Inps.

Insomma, il fatto di dover ricorrere a un prestito bancario renderebbe la pensione qualcosa di ancora più utopico della società ideale descritta da Tommaso Moro ben 500 anni fa.

 

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