Ieri abbiamo visto i dati della grande opera romana che avrebbe dovuto diventare un luogo di eccellenza sia per i quartieri dove sorge sia per coloro che prendono l’Alta Velocità.
La realtà è diversa. Tanto per iniziare due luoghi importanti per ogni viaggiatore, quale la sala d’aspetto ed i bagni non sono stati costruiti e, forse, nemmeno progettati. Ci sono delle sedute appena riparate nella piazza aperta e due bagni chimici poco fuori, nei pressi di un’area recintata. Perchè, nonostante l’inaugurazione del novembre 2011 ed i 330 milioni spesi, tutta Tiburtina sembra o un cantiere od un complesso dismesso. Delle settanta attività commerciali neppure l’ombra, anche se a dicembre c’era stato un annuncio di Grandi Stazioni: da gennaio 2013 due nuove attività commerciali al mese. Quindi trentacinque mesi per riempire tutti e settanta i fondi? Tutto è fermo, uficialmente per problemi nella assegnazione.
Di segnaletica neppure l’ombra, se non quella minima per arrivare ai binari. Qui dovrebbe esserci anche una cappella cattolica, ma se realmente esiste sarà più silenziosa di un romitorio di monaci, visto che da nessuna parte è indicato come raggiungerla. Il che è un peccato, perchè questi grandi spazi silenziosi ed immoti sospingono l’animo alla contemplazione.
Nel ponte sospeso i grandi spazi sferiformi verde acido, che dovevano contenere attività di eccellenza, sono vuoti. Dovevano come galleggiare bell’aria ma non sarà così, probabilmente: da qualche tempo la zona è stata transennata e fervono lavori non previsti nel progetto originale. Cosa sono? Mistero, anche se una teoria c’è.
Secondo il presidente del Municipio III Dario Marcucci Grandi Stazioni vorrebbe raddoppiare la superficie commerciale all’interno della stazione Tiburtina, dando il via a superfetazioni non solo lungo il ponte sospeso, ma anche negli altri piani.
“Nulla si sa nulla dei mille metri quadrati da destinare al Comune che sarebbero dovuti andare metà al III Municipio e metà al V da destinare a servizi. La stazione doveva diventare un polmone di servizi per la città oltreché per i pendolari, ma invece si sta sempre più trasformando in un concentrato di commerciale a danno dell’equilibrio del quartiere.” è il commento amareggiato, ma forse ottimista dal momento che di commerciale per ora non si vede nulla. Nessuna traccia di banche e supermercati, di negozi d’abbigliamento né di ristoranti. Solo sale di attesa per i clienti Freccia Rossa e Italo, punti d’informazione e biglietterie automatiche.
Una cattedrale nel deserto? Al momento sì, anche se per le sue forme lineari ed i colori puri questa stazione sembra direttamente uscita da un quadro metafisico: con un paio di cavalli sarebbe un ottimo De Chirico, per dire.