La tradotta che parte da Torino
a Milano non si ferma più
ma la va diretta al Piave,
cimitero della gioventù.
Questo è un post veloce veloce, scritto di getto come saluto ed augurio per chi sta per iniziare un blog tour sulle terre che quasi un secolo fa furono bagnate dal sangue della Grande Guerra.
Se volete qualche informazione di più:
- Www.itinerarigrandeguerra.it
- #grandeguerra: il blog tour in Friuli Venezia Giulia, tra i luoghi dove si vissero i momenti cruciali della Grande Guerra
- La blogger per caso Serena in partenza finalmente per la Carnia
- Gli itinerari della grande Guerra in Friuli Venezia Giulia
Per guida, tra i sentieri di twitter, potrete seguire Il milite ignoto e la turista di mestiere.
Anche se pochi forse se lo ricordano, anche i treni, purtroppo, furono coinvolti nella “guerra che avrebbe dovuto far cessare tutte le guerre”, come alcuni utopici socialisti interventisti predicavano.
Oggi se si parla di tradotta, forse pochissimi pensano alle guerra e ai treni. E dire che tutti noi italiani, almeno una volta negli ultimi 35 anni, ne abbiamo cantato, o in qualche gita scolastica sull’autobus oppure in spiaggia, nelle sere d’estate.
Nella circolazione ferroviaria originariamente la tradotta è il convoglio diretto da una stazione principale verso una periferica od un raccordo in piena linea, che viene trainato da locomotive da manovra.
Per traslato invece divenne il termine gergale con cui si faceva riferimento ai convogli che trasportavano i fantaccini e viaggiava seguendo la tabella dei treni merci: quando era libera la linea dando la precedenza a tutti gli altri.
Dalle grandi città fino al fronte e viceversa, dal campo di battaglia di prima linea erano il mezzo con cui venivano trasportai soldati abili e i feriti, i militari in congedo o in licenza.
Per dare qualche numero della Grande Guerra, durante la preparazione per l’offensiva di Vittorio Veneto, in poco meno di un mese furono spostati altri 320.000 uomini e 42.000 quadrupedi e 8.500 carriaggi e cannoni, oltre ai materiali vari. Per il supporto di munizionamento furono utilizzati una media di 400 carri al giorno, con punte di 600.
Infine, durante la battaglia finale vera e propria furono trasportati 140.000 uomini, 8.000 quadrupedi e 1.600 cannoni e carriaggi. Il trasporto di munizioni segnò, in quei giorni, una media superiore ai 600 carri la giorno. In contemporanea, il movimento dei treni ospedale e sanitari ebbe una media di 17 treni al giorno, con una punta di 37 il 31 ottobre.
Il termine entrò così tanto nel gergo quotidiano che il giornale settimanale redatto per la Terza Armata (la “Invitta” perchè unica a non crollare nella rotta di Caporetto) prese questo nome.
Prima dicevo che tutti gli italiani degli ultimi 35 anni abbiamo cantato di una tradotta, sebbene non del periodo bellico. Nel 1978 uscita infatti “Generale” di Francesco De Gregori, scritta sull’onda dei ricordi della ferma nella Brigata Alpini “Tirano” di Malles Venosta.
Generale dietro la stazione
lo vedi il treno che portava al sole
non fa più fermate neanche per pisciare
si va dritti a casa senza più pensare
che la guerra è bella anche se fa male
[Articolo pubblicato il 14 giugno 2013]